Set 19, 2024

Il nuovo libro di Mons. V. Paglia “Destinati alla Vita” Edizioni San Paolo

Un libro su vecchiaia e fine vita

Meno sopravvivenza, più risurrezione

OSSERVATORE ROMANO, 29 agosto 2024

Pubblichiamo qui uno stralcio del nuovo libro dell’arcivescovo Vincenzo Paglia “Destinati alla vita” (Edizioni San Paolo 2024, pagine 220, euro 18) in libreria da domani, 30 agosto. Nel volume, il presidente della Pontificia Accademia per la vita e Gran Cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II unisce le prospettive sociali a una lettura spirituale della vecchiaia, che non è solo età biologica, ma anche tempo di crescita interiore, e in questo senso va rivalutata, ripensata e riprogettata.

Papa Francesco ha raccolto la sfida spirituale della vecchiaia. Già da arcivescovo di Buenos Aires era intervenuto sul tema. Da Papa ha sviluppato ancor più il suo insegnamento, fino a istituire un’apposita festa liturgica per celebrare i nonni. Ma è attraverso le specifiche catechesi sull’argomento che ha proposto un aiuto più articolato e complessivo agli anziani — in particolare i credenti, ma non solo — perché affrontino questa ultima età della vita come un tempo di grazia, un tempo opportuno, un tempo di crescita anche se il corpo si infragilisce. Gli anni della vecchiaia conducono verso il compimento ogni personale esistenza. Non camminiamo nel vuoto e senza meta in balia del destino. No, abbiamo, eccome!, una destinazione. Ecco perché le riflessioni su questa età della vita riguardano in verità anche le altre generazioni. Bella la decisione di Papa Francesco di istituire una “giornata mondiale dei nonni”, posta alla fine del mese di luglio in occasione della memoria dei santi Gioacchino e Anna (nonni di Gesù). È una festa tesa a promuovere il dialogo tra le generazioni. La vecchiaia, certo, chiama alla mente una specifica condizione di vulnerabilità e di debilitazione, che accompagna inevitabilmente l’accumulo degli anni vissuti e il logoramento delle energie vitali. Non dobbiamo però iscrivere il prolungamento della vita nell’immagine semplificata di qualcosa che sopravvive alla perdita delle proprie forze e che si consuma per le sue malattie. Questa astrazione non corrisponde alla dinamica effettiva
delle età della vita. Nella realtà, ci sono anche molti bambini colpiti da malattie seriamente debilitanti, che impongono una lotta quotidiana con l’handicap di molte limitazioni. E anche i giovani, come gli adulti nel pieno delle forze, non sono certo al riparo dal rischio di eventi dolorosi, di ferite irrimarginabili, di morti inattese. La vita umana, nel suo complesso, condivide a ogni età eventi che le ricordano la sua vulnerabilità costitutiva. Il Covid-19 ci ha dato una lezione profonda: tutti — e tutto — siamo costitutivamente fragili. La fragilità non è una malattia da cui guarire. È la nostra condizione umana da comprendere e di cui fare motivo di cura vicendevole. E’ la forza della fragilità: prendersi cura gli uni degli altri, a tutte le età. […] L’ideologia anti-age ha portato a una frattura profonda tra le generazioni, destabilizzandole. I legami si sono infragiliti, non hanno durata, non hanno storia, non hanno destinazione. L’effetto è una sorta di adolescenza interminabile che svuota gli affetti e i legami. Il mutamento sta mandando fuori asse i tradizionali parametri umanistici della formazione. E l’interrogativo si fa pressante: come puoi educare le nuove generazioni ai valori della vita che non si consumano nel tempo, se il tempo della vecchiaia è assimilato a quello di un prodotto scaduto? Ecco perché noi anziani dobbiamo fare la nostra parte: uscire dall’incantamento dell’ideologia dominante e riscattarci dall’avvilimento della nostra mortificazione residuale. Non certo per innescare una nuova forma della lotta di classe, al contrario! La futile e scomposta guerra dei sessi, attualmente in corso, che ormai ne lambisce addirittura — contraddittoriamente — la scomparsa, basta e avanza. La partita è piuttosto quella della riconciliazione delle età della vita: la sfida è la ricerca di una nuova alleanza fra le generazioni. E in particolare tra gli anziani e i giovani. È una partita d’onore in favore della vita, considerata nell’interezza dei suoi passaggi: dalla quale nessuna età può separarsi e isolarsi, senza soccombere allo svuotamento di una ragione degna dell’umano. Questa ragione, diciamolo pure con franchezza, soltanto una fede all’altezza della sua dignità, ormai, la può salvare.

di Vincenzo Paglia