Non abbandonarmi nella vecchiaia
Autore: Mariagrazia Baroni
Fonte: Città Nuova
Il 28 luglio si celebra la IV Giornata per nonni e anziani. Anche nella terza età si può parlare di futuro. Prospettive e azioni in cammino. L’articolo è tratto dal numero di luglio della rivista Città Nuova.
Al trend dei dati Istat 2024 del «sempre più anziani e sempre più soli», papa Francesco ha scelto il tema dal forte messaggio “Nella vecchiaia non abbandonarmi” per la IV Giornata dei nonni e degli anziani di domenica 28 luglio. Istituita dallo stesso Bergoglio nel 2021, la Giornata ricorre ogni quarta domenica di luglio, in prossimità della memoria liturgica di due nonni d’eccezione: Gioacchino ed
Anna, genitori della Madonna. L’appello del salmo 71,9 «Non respingermi nel tempo della vecchiaia» da cui è tratto il titolo di quest’anno, poi, sottolinea quelle condizioni di povertà relazionali e quelle solitudini, particolarmente manifeste nella vecchiaia fin dall’antichità, ma che ad oggi sono accresciute per incidenza e pluralità di situazioni. L’Italia è certamente in prima linea dato che ad oggi è il secondo Paese per longevità nel mondo e, secondo l’Istat, la vecchiaia riguarda quasi un
quarto della nostra popolazione, ridivisa tra “giovani anziani” e gli ultra 85enni, cioè i “grandi anziani”. Questi ultimi sono aumentati nell’ultimo anno di quasi 50 mila unità, superando i bambini di età inferiore ai 10 anni. Un numero destinato a crescere nel 2050, secondo il 57° Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis, quando rappresenterà il 34,5% della popolazione, la quale rispetto ad oggi non potrà contare su una rete familiare, sarà cioè più sola, perché senza figli.
In tale scenario, tuttavia, un recente studio dell’Ipsos per la Fondazione età grande, promossa dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, fa emergere a gran voce che un futuro per gli anziani c’è, ma che è tutto da costruire anche da parte della Chiesa, specie nella pastorale, mentre molte delle risorse sono indirizzate solo verso l’aspetto sanitario e assistenziale, che restano comunque importanti.
Troppo spesso, infatti, quando si parla di terza età, l’associazione è ad aspetti negativi della condizione, complice una cultura dello scarto che considera gli over un peso per la società. E invece, ad analizzare i dati della Fondazione, gli anziani sono spesso brillanti esempi di “invecchiamento attivo”, usando la terminologia dell’Oms, impegnati nel volontariato e la cui presenza, nel 70% dei casi, è decisiva per il funzionamento delle attività e delle associazioni nelle diocesi, ad esempio. Anche la IV Giornata si prefigge di mettere in luce quei carismi propri degli anziani e il loro apporto alla vita della Chiesa. Inoltre, essa vuole fare una richiesta ad un impegno maggiore da parte della comunità per combattere la solitudine, specie in città dove per l’Istat ne risiedono quasi 5 milioni. In questo complesso quadro, importanti sono le buone pratiche che si diffondono. Pensiamo per esempio al programma di monitoraggio degli over 80 della Comunità di Sant’Egidio con “Viva gli anziani”. Nato a Roma dal 2004 a seguito del picco di mortalità di ultra 65enni in Europa nell’estate del 2003, il progetto è attualmente attivo nella capitale e in varie città tra cui Napoli, Novara, Genova e Siracusa. Il servizio segue quasi 30 mila persone in eventi critici come epidemie, ondate di calore, perdita di un coniuge, contrastando l’isolamento sociale con una rete di 45 mila volontari tra medici, portieri, vicini di casa, commercianti che affiancano i servizi tradizionali di assistenza. Un grosso contributo alla lotta alla solitudine, inoltre, può venire dall’incontro intergenerazionale, specie nelle grandi città, quando i figli crescono e casa è ormai
troppo grande e vuota. Accade già in varie parti d’Italia. A Bari, ad esempio, con il progetto “Condividiamo”, con case comuni per over 65 promosso dall’assessorato al Welfare in collaborazione con associazioni e università. Lo dimostra da anni, infine, il progetto “Prendi in casa” un giovane dell’Associazione MeglioMilano sostenuto dalla rete Milano 2035. Una convivenza solidale, che risolve sia la difficoltà di molti giovani di trovare una casa a prezzi calmierati, sia la solitudine di anziani che offrono alloggio. Ne nasce uno scambio di opportunità e interessi che giova ad entrambi in termini sociali, economici e assistenziali. Come sottolineato dal pontefice all’incontro nonni e nipoti di fine aprile della Fondazione età grande: «L’emarginazione degli anziani, corrompe tutte le stagioni della vita, non solo quella dell’anzianità». L’incontro, invece, è linfa, e quella linfa è capace di tramandare la memoria, l’esperienza e la saggezza